Melopoetic: alla scoperta degli autori inglesi più musicali

Melopoetic
Da Shakespeare a Virginia Woolf, un viaggio tra gli autori inglesi che scrivono di musica

 

La docente della nostra scuola, Roberta Mangano, propone un corso originale che vede l’interazione delle discipline umanistica e musicale. Il corso prevede 8 lezioni che inizieranno lunedì 26 ottobre presso la biblioteca di Luino dalle ore 18.30 alle 20.00. Per altre informazioni e iscrizioni visitate il sito del Comune di Luino, nello spazio “Luino Corsi“: http://www.comune.luino.va.it/turismoecultura/LuinoCorsi201516/tabid/643/language/it-IT/Default.aspx

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Sin dall’antica Grecia la musica e la letteratura sono considerate “arti gemelle” e questo armonioso legame varia nei secoli secondo l’interpretazione che ne fanno le culture e le nazioni. Il corso mira a presentare quegli autori della letteratura inglese di ogni epoca che all’interno delle loro opere speculano su questioni musicali.

Il teatro di William Shakespeare svela la meravigliosa metafora “Se la musica è cibo d’amore continuate a suonare!” che lega le opere teatrali La Dodicesima Notte e Antonio e Cleopatra. La musica, qualcosa di astratto e nobile è dunque cibo, elemento essenziale alla vita umana, e soprattutto capace di alimentare l’amore dei loro protagonisti.

La musica come depositaria della memoria è il ponte che unisce i bardi inglese e irlandese, William Shakespeare e James Joyce. E’ proprio il potere del ricordo il fil rouge che unisce i personaggi femminili di Desdemona in Othello, che poco prima della tragica morte canta l’emozionante “canzone del salice” e Eveline in Dubliners.

Ancora James Joyce in I Morti, il più celebre racconto della raccolta Gente di Dublino, ritrae i costumi musicali della sua città al passaggio del secolo quando tradizione e novità si mescolano in un mélange culturale in cui risuona la toccante ballata “The Lass of Aughrim”.

L’usignolo, simbolo senza tempo della bellezza del canto viene cantato da John Keats in Ode to a Nightingale, in cui ne elogia l’eterna perfezione e da Oscar Wilde nella fiaba The Nightingale and the Rose che ne fa addirittura l’elemento magico capace di donare la vita.

La poesia utilizza in maniera variegata i riferimenti musicali: Per D.H. Lawrence in Piano i suoni dei tasti rievocano l’infanzia del poeta, mentre in Ragtime! Arthur Conan Doyle pensa al ritmo africano come l’ancora di salvezza capace di unire le genti durante la tragedia del Titanic.

Il modernismo fa dell’esperienza sonora una costante con cui arricchire la parola scritta. La sua rappresentante più significativa, Virginia Woolf, pensa ai propri romanzi e in particolare a Gita al faro, come a una scrittura polifonica di voci in cui le “musiche” dei vari personaggi dialogano tra loro.

Il romanzo post 11 settembre, Saturday di Ian McEwan, si colora inaspettatamente di musica. Questa ha a che fare con la vita e con le riflessioni del protagonista e di suo figlio, un musicista blues affermato, che si ritrovano a vivere un attentato alla loro tranquilla quotidianità.

Michael McLaverty in Donna al piano parla del potere culturale della musica, che diventa espressione di identità del popolo irlandese. Una donna, pianista e compositrice, riesce attraverso la musica a rievocare le proprie radici nazionali e insieme a mettere a nudo la propria intimità.